SOLO CHIACCHIERE E DISTINTIVO

Il filosofo Hans Jonas [ https://it.wikipedia.org/wiki/Hans_Jonas ] ha redatto molto tempo fa il programma secondo il quale funziona la sua intelligenza artificiale. Nel “Principio di responsabilità” del 1979, Jonas fa sapere che, in materia di sopravvivenza del pianeta, si tratta di smetterla con i ragionamenti illuministi che non hanno prodotto nulla se non delle catastrofi ed ormai bisogna lottare per una “euristica della paura”. Detto in altre parole: bisogna drammatizzare, preoccupare, amplificare, esagerare, fare paura, ovvero tutto il contrario di pensare, esaminare, riflettere, dibattere. Non si pensa più, si recita; non si esamina più, sì asserisce; non si riflette più, si salmodia; non si dibatte più, si insulta, si scomunica, si lanciano anatemi. Si disaggrega… al di là d’essere d’accordo o meno con Hans Jonas sembra l’operatività del Parlamento italiano con la sua pletora di partiti politici inefficienti, perennemente conflittuali e dediti al voto di scambio.

Hans Jonas

E così siamo arrivati a uno scontro generazionale: si tratta di disuguaglianza verticale e non orizzontale tra i diversi ranghi sociali. Una differenza tra padri e figli, che per la prima volta mette a rischio il patto generazionale che ha sorretto lo sviluppo economico di intere epoche storiche. Per usare una terminologia povera sul piano lessicale possiamo dire che i figli stanno e staranno sempre peggio dei padri. Tale difformità, storicamente mai manifestatasi nel passato, vale a dire che i figli godranno di condizioni di vita peggiori di quelle dei padri, può risolversi molto probabilmente con il collasso dello Stato sociale e delle finanze pubbliche.

Non si esamina più

“No taxation without representation” (Nessuna tassazione senza rappresentanza), apparve per la prima volta nel titolo del «London Magazine» del febbraio 1768, a pagina 89. La frase sintetizzava una delle 27 lamentele dei coloni americani nelle Tredici Colonie, che fu una delle principali cause della Rivoluzione americana. In breve, molte di quelle colonie credevano che, poiché non erano direttamente rappresentate nel lontano parlamento britannico, tutte le leggi che colpivano i coloni (come Sugar Act e Stamp Act) erano illegali ai sensi della Bill of Rights 1689. Negavano i loro diritti di inglesi.

Sul fronte opposto, ovvero governare senza mettere fine ad un immane debito pubblico ed emettendo sempre nuove tasse, trova l’economista Maffeo Pantaleoni con la sua giusta considerazione: «Qualunque imbecille può inventare nuove tasse…».In precedenza, nella prima metà dell’800, Frédéric Bastiat https://it.wikipedia.org/wiki/Fr%C3%A9d%C3%A9ric_Bastiat aveva sostenuto: «Quando per un gruppo di uomini in una determinata società il saccheggio diventa uno stile di vita, nel corso del tempo creando per se stessi un sistema legale che lo autorizza ed un codice morale che lo glorifica costringerà molte persone ad ammettere ciò che fanno finta di non vedere. Che il paese è, di fatto, un’oligarchia imperiale. Fingere il contrario peggiora solo le cose.»

Frédéric Bastiat

Amplificare, esagerare, fare paura

Con il dissesto pubblico la maggior parte delle persone analizza gli effetti debilitanti sulla società dell’eccesso di debito; tende a considerare il problema da un punto di vista elementare, quello secondo cui la metà più povera della popolazione non ha praticamente altra scelta se non quella di indebitarsi per partecipare all’economia, così com’è costruita. Questo perché il costo dei beni in generale è stato gonfiato ben oltre la capacità della maggior parte delle persone di acquistarli direttamente. In particolare, la crescita dei salari non è riuscita a tenere il passo con i costi sempre crescenti di beni importanti come la casa, l’assistenza sanitaria e l’istruzione superiore.

Molte persone ormai lo hanno capito, ma ciò che è molto meno compreso, anche se potenzialmente più significativo, è come i ricchi usano il debito. L’oligarchia utilizza il debito in modo offensivo (per aumentare la ricchezza e il potere), mentre le masse lo devono usare in modo difensivo (per sopravvivere). Se più persone capissero in che modo il gioco è truccato al livello più alto (il sistema finanziario), potremmo ottenere qualche risultato.

Il debito diventa una leva

Non è sempre stato così, potrebbe chiedersi il lettore? Non è sempre stato avvantaggiato chi disponeva di capitali rispetto a chi non ne aveva? Non è questa la storia del capitalismo fin dagli inizi? La risposta può essere un Sì e un No.

La differenza principale tra i periodi passati della storia e, per esempio, il 21° secolo è stato il grande aumento del potere detenuto dal settore dei servizi finanziari, questo grazie alla volontà della Federal Reserve e della Bce di incoraggiare e favorire l’ingordo e spericolato comportamento della classe degli speculatori. Non è un segreto che la Fed e la Bce abbiano intenzionalmente incrementato le attività in tutto il settore FIRE (finance, insurance, and real estate – finanza, assicurazioni, immobili) dopo la crisi del 2008. Quelli con abbastanza capitale per cavalcare l’onda di questa irresponsabile e antidemocratica pianificazione centrale si erano affrettati ad indebitarsi per acquistare quanti più beni possibile, moltiplicando così il ritorno degli investimenti.

Debito pubblico italiano

I banchieri o i gestori di hedge fund che avevano sfruttato una massiccia leva finanziaria per amplificare tali scommesse hanno potuto accumulare fortune che dureranno intere generazioni, senza creare nulla di valore. La stessa cosa capita nelle aziende, poiché i dirigenti societari, in tutti i settori, hanno utilizzato l’accesso al debito a basso tasso per riacquistare le proprie azioni e prendere ricchi premi, nonostante che, così facendo, non avessero creato nulla di societariamente valido. È pura ingegneria finanziaria. Nessuno dovrebbe arricchirsi in questo modo, ma è proprio quello che sta succedendo. Quindi, si vede bene che il debito non è solo un mezzo per soggiogare la parte più povera e disperata della popolazione, è contemporaneamente un efficace strumento per espandere la ricchezza e il potere ai vertici.

La legge bancaria del 1933, nota come Glass-Steagall Act (dal nome dei suoi promotori, il senatore Carter Glass e il deputato Henry B. Steagall), fu la legge che istituì la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC) negli Stati Uniti d’America e introdusse riforme bancarie, alcune delle quali furono progettate per controllare la speculazione finanziaria. Tuttavia, il 12 novembre 1999 il presidente USA Bill Clinton abrogò le disposizioni del Glass-Steagall Act del 1933. L’Ue e l’Italia seguirono a ruota.

Significativamente, questo feudalesimo finanziario non è solo interclasse, è anche intergenerazionale. Il crollo del mercato azionario e immobiliare di oltre un decennio fa era stato il tentativo del mercato di resettare quei settori, in modo che fossero più in linea con i redditi medi, ma le banche centrali non ne avevano voluto sapere. Avevano deciso che i prezzi delle attività dovessero essere gonfiati il più possibile e il più velocemente possibile e i loro tirapiedi bancari non eletti avevano implementato questa importante decisione politica di pianificazione economica centrale senza neanche un dibattito pubblico.

Hans-Hermann Hoppe osserva: «Guardando all’Ue il quadro diventa ancora peggiore. L’Ue è il primo passo sulla strada verso la creazione di un super-Stato europeo, e in ultima analisi di un unico governo mondiale, dominato dagli Stati Uniti e dalla sua banca centrale, la Fed. Fin dai suoi inizi, e nonostante tutti i proclami politici altisonanti in senso contrario, l’Unione europea non è mai stata per il libero commercio e la libera concorrenza. […] quindi, posti sotto pressione per trasferire sempre più grandi parti della sua già limitata sovranità all’Ue e a Bruxelles. […] l’Unione europea è impegnata in una crociata per erodere e distruggere tutte le identità nazionali e tutta la coesione sociale e culturale. L’idea di nazione e di diverse identità nazionali e regionali è ridicolizzata, il multiculturalismo è invece salutato come indiscutibilmente “buono”. Sicché nel promuovere la concessione di privilegi legali e “protezione speciali” a tutti, eccetto agli uomini bianchi eterosessuali e ai padri di famiglia soprattutto sposati (che sono ritratti come storici “oppressori” che necessitano di risarcire tutte le altre loro “vittime”), la politica chiamata eufemisticamente di “anti-discriminazione” o di “affirmative action” mina sistematicamente l’ordine sociale naturale. La normalità è punita, l’anormalità e la devianza vengono premiate.»

Tutto il contrario di pensare

I giovani che entrano a far parte della forza lavoro non hanno risparmi e la crescita dei salari è scarsa, in questo modo una generazione intera è stata rapidamente esclusa dal possesso della prima casa e, allo stesso tempo, gravata da un enorme debito. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. La crisi che sta affrontando questo paese cova sotto la cenere e si sta metastatizzando, coperta da un’illusione di dati economici fuorvianti e di mercati azionari da record. Mentre la tentazione è quella di concentrarsi sui sintomi, non si affronta e non si risolve nulla di tutto questo, a meno di non comprendere la struttura e il modo in cui il gioco viene realmente condotto. Il sistema in cui viviamo non è capitalismo o socialismo, è feudalesimo finanziario.

Feudalesimo finanziario

La politica attuale (anche in Italia) con tutte le sue varie manifestazioni di governo non è concepita per produrre e favorire shock endogeni necessari ad un cambio di marcia. Le giovani generazioni dovranno per questo sopportare una fiscalità in continua ascesa per garantire il welfare attuale ed il pagamento delle rendite pensionistiche attuali.

Si lanciano anatemi e si recita

Sono molti i veneti che si considerano indipendentisti (e che nel frattempo – insieme ad altri – hanno dato il via alla Nuova Costituente a difesa dei territori: http://citywi.it/?page_id=212) e che hanno incominciato ad inveire contro il Presidente del consiglio dei ministri “Giuseppi” Conte in questo modo: «Ma vattene, non sei niente, sei solo chiacchiere e distintivo!» È l’invettiva del personaggio interpretato da Robert De Niro all’omologo Kevin Costner ne “Gli intoccabili” un film del 1987.

Mentre il Presidente Conte continua a suggerire di affidarsi alle banche, sta emergendo – ma ancora nessuno lo dice – che gli istituti di credito non hanno sufficiente disponibilità di denaro. Di quali ingenti capitali può disporre, ad esempio, la Banca Popolare di Bari che ha subito il commissariamento del Consiglio d’amministrazione? Meglio ancora: domandiamoci quali sono banche in crisi in Italia, a rischio fallimento e bail in? Si veda qui: https://www.money.it/Banche-a-rischio-crisi-Italia. E cercano scappatoie per disattendere la maggior parte delle richieste, senza però dire il vero motivo della lentezza e dei dinieghi che si preannunciano.

Si lanciano anatemi

Di quali credibili rimedi il mondo autonomista-indipendentista si avvantaggerebbe? Non è ancora noto!

Intanto alla Regione Veneto sono ferme e ignorate dal lontano 18 Novembre 2015 alcune petizioni popolari depositate da “Più Democrazia Regione Veneto”

[https://docs.google.com/document/d/1WR0OPjF1sXYWXtoJn26ITH8SXGNN4nTglCeXNDdV9OU/edit?usp=sharing ] per ricondurre alla corretta interpretazione quella sovranità popolare di cui all’Art. 1, Comma 2 della Costituzione.

Quello che a molti politicanti sfugge, è che il federalismo può essere la soluzione, quando si basa su i due principi fondamentali descritti da Pierre-Joseph Proudhon, considerato il padre del federalismo moderno:

1 – la sovranità che tramite il voto i cittadini conferiscono ai rappresentanti, è inferiore alla sovranità che riservano per se stessi sui fatti.

2 – Gli oneri che il “foedus” implica devono essere inferiori (o quanto meno uguali) ai benefici che se ne ricavano.

Se ci pensa un po’, il primo è il principio cardine della democrazia. Il secondo è una «assicurazione» civica; ovvero sono i cittadini che accettando o rifiutando o proponendo determinati servizi, implicitamente determinano il carico fiscale-impositivo.

È pur vero che alcuni (Movimento Federale https://www.movimentofederale.eu/homepage/) propongono di iniziare dalla riscrittura degli Statuti comunali, almeno in quella parte (vedere la Carta Europea delle Autonomie Localihttps://www.coe.int/it/web/conventions/full-list/-/conventions/treaty/122 ) che riguarda gli “Istituti di Partecipazione Popolare”. Infatti, l’ultimo periodo dell’Art. 3 – Concetto di autonomia locale – della predetta Carta Europea sancisce:

Detta disposizione non pregiudica il ricorso alle Assemblee di cittadini, al referendum, o ad ogni altra forma di partecipazione diretta dei cittadini qualora questa sia consentita dalla legge.

Attenzione: si parla di referendum, e non si specifica referendum consultivi che sono una invenzione della burocrazia (che mai nessuno vota), a vantaggio della partitocrazia che ne determina la carriera. Si tratta, insomma, di esercitare il princìpio che sta alla base del moderno federalismo, ovvero: attraverso la sovranità il singolo cittadino “delega” alcune funzioni al Comune, che a sua volta ne “delega” altre (poche) al Cantone [Provincia nel caso Italia], che a sua volta ne “delega” pochissime alla federazione, la quale federazione può eventualmente accettare di allearsi (Foedus) in Confederazione con altri soggetti per il raggiungimento di determinati obbiettivi, che non sono però a detrimento della Sovranità Popolare intesa come su indicato. Insomma, dal basso verso l’alto, e non viceversa. Il viceversa c’è già, e non sembra che sia molto soddisfacente.

Come afferma un sincero federalista qual è Giancarlo Pagliarini, ex Ministro del Bilancio: «In un sistema federale la sovranità è degli enti territoriali. Lo stato centrale è al loro servizio e svolge i compiti che gli enti territoriali e i cittadini gli delegano. La parola “servitore dello Stato” non ha senso: avete mai sentito di un servitore che ha dei servitori?

Enzo Trentin

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