Quando un numero sempre maggiore di mezzi di comunicazione è al servizio di un centro indefinito dove si amalgamano le notizie, quando la diversità di opinioni si riduce drasticamente, quando sempre più redazioni si fondono e i giornalisti vengono licenziati, o ci sono quotidiani di provincia che dichiarano una tiratura dalle 16mila alle 19mila copie giornaliere, e tuttavia mantengono due direttori responsabili, si è portati a credere che qualcosa nell’informazione che ci viene elargita diverge dalla realtà.
In parole povere: i media mainstream soffocano nel proprio vomito. E i giornalisti sono comprati, in varie forme chiaramente documentate da Udo Ulfkotte nel libro Giornalisti Comprati (Titolo originale: Gekaufte Journalisten — Wie Politiker, Kopp Verlag, Rottenburg 2014) pubblicato in Italia da Zambon Editore, © Febbraio 2020.
E così i giornali vendono sempre meno copie, le edicole mano a mano chiudono. Questo non ha nulla a che fare con internet, come spesso viene sostenuto. Perché la gente potrebbe abbonarsi in massa alle edizioni elettroniche di questi mass-media, ma non lo fa. Semplicemente le persone comuni sono stanche della propaganda apertamente sovversiva. E sono indotte a credere che rimanga poco tempo per la ricerca del giornalismo “cane da guardia” …che sceglie il potere. Sic!
Si considerino (solo per citarne alcuni) i grandi scandali: dai Pentagon Papers originati nel giugno 1967, ma pubblicati per la prima volta sul New York Times il 13 giugno 1971 o il Watergate venuto alla luce nel 1972 o la cosiddetta pandemia da Covid-19 che inizia il 31 dicembre 2019, quando la Cina comunicava la diffusione di un “cluster”, e dove una classe politica si è già auto assolta: l’ex Ministro Speranza viene indagato per omicidio per i vaccini anti-Covid, ma il Tribunale dei ministri (in base alle norme contenute nella legge costituzionale 16 gennaio 1989, n. 1; prevede che i ministri non siano processabili per reati ministeriali commessi nell’esercizio delle proprie funzioni, a meno che la Camera di competenza lo consenta.) archivia l’inchiesta su Giuseppe Conte e Roberto Speranza con un “Il fatto non sussiste“.
Intanto l’uomo qualunque come la casalinga di Voghera non comprano più i giornali, disertano le sale cinematografiche, e stanno semplicemente staccando la spina a una propaganda senza scrupoli. Disertano in massa le urne elettorali, perché alla fin fine sono stufi di una propaganda apertamente faziosa.
Il nuovo mezzo di comunicazione principale si chiama senza dubbio Internet. Ma così come i cinema nella loro forma precedente si sono estinti a causa dei media digitali e dei negozi di dischi, allo stesso modo anche i media classici di primo piano si estingueranno. E questo non significa in alcun modo la caduta della nostra cultura. Al contrario, c’è qualcosa di positivo in questo sviluppo.
L’informazione dei principali media (non solo italiani, purtroppo) oggi è, per dirla in modo educato, disonesta. Quello che troviamo non sono altro che articoli lubrificati. Il peggior tipo di giornalismo. Bisogna prendere atto che coloro che non sono onesti non possono meritare fiducia.
Chiunque accenda la televisione e segua una storiella melensa su emittenti (specialmente pubbliche) difficilmente sospetta che anche i dialoghi possano essere stati comprati. I popolari spettacoli in prima serata con un pubblico di milioni di persone sono pagati dal cittadino attraverso le tasse obbligatorie. E poi c’è la pubblicità surrettizia a pagamento per influenzare l’opinione di milioni di persone.
Il giornalista Udo Ulfkotte, nel libro qui citato, documenta come, in passato, l’associazione della lobby dei datori di lavoro Iniziativa Nuova economia sociale di mercato ha fatto delle pubbliche relazioni segrete acquistando i dialoghi del popolare spettacolo a puntate della ARD Marienhof. Il messaggio che doveva essere ancorato nella mente degli spettatori attraverso tali dialoghi era: ‘maggiore orario di lavoro’. Il prezzo per la pubblicità occulta dei datori di lavoro in sette episodi: 58.000 euro. Anche se noi cittadini guardiamo una melensa storiella a puntate in televisione per rilassarci, siamo abilmente manipolati psicologicamente. Così è stato quando abbiamo detto addio alle monete nazionali (marco, lira, franco etc.) per adottare il devastante Euro. Ed è così che funziona ogni giorno. Siamo disinformati 24 ore su 24.
Una recente riprova?
Secondo i dati ufficiali forniti da organismi statali (dati che qualcuno a causa del conflitto d’interessi comincia a prendere con le molle) circa il 50% degli aventi diritto al voto diserta le urne.
Ecco allora che su Netflix è possibile vedere un film di recente produzione: C’è ancora domani, dove si possono passare un paio d’ora seguendo la storia di una moglie e madre poco apprezzata (e spesso picchiata) nella Roma del maggio 1946. La città è occupata, come il resto d’Italia dopo la sconfitta e le tragiche devastazioni lasciate dalla seconda guerra mondiale, dai reparti militari Alleati; inoltre è imminente il referendum istituzionale e l’elezione dell’Assemblea Costituente del 2 e 3 giugno.
Oggettivamente è un film di buona fattura. Scritto, diretto e interpretato (2023) da Paola Cortellesi, al suo esordio come regista. L’opera è stata presentata alla 18ª edizione della Festa del Cinema di Roma in concorso nella categoria “Progressive Cinema – Visioni per il mondo di domani”, ottenendo due premi, tra cui il premio speciale della giuria e una menzione speciale come miglior opera prima. È stato poi premiato come Film dell’anno ai Nastri d’argento del 2024. Insomma il potere è riconoscente.
Nella trama, la violenza e le difficoltà, come pure una corretta descrizione dell’ambiente sociale dell’epoca, sono superati quando la protagonista (di nascosto dal marito manesco) trova qualcosa che le cambierà la vita: il voto che le donne italiane eserciteranno per la prima volta il 10 marzo 1946.
Cosa abbiano cambiato 70 anni di elezione dei rappresentanti politici designati dai capi partito, è sotto gli occhi di tutti, e non serve dilungarsi. Anche l’immaginaria Casalinga di Voghera quand’anche affetta da analfabetismo funzionale e priva di senso critico se n’è oramai resa conto.
D’altra parte, negli ultimi anni non c’è praticamente elezione che non sia contestata per brogli o irregolarità. Ecco allora che in alcuni atenei dei paesi più democraticamente progrediti si studiano innovative forme di sorteggio per i pubblici amministratori. Qualcuno rammenta che Aristotele sosteneva: “il sorteggio è democratico, l’elezione è oligarchica”. Il sorteggio dei parlamentari oggi avrebbe evidentemente tutt’altro significato, non implicando alcuna forma di rotazione nell’esercizio di funzioni di governo.
Una cosa resta da constatare: i nostri più rinomati giornalisti se ne infischiano dei cittadini. Non ascoltano l’opinione pubblica. Cercano di tappare la bocca alla gente o di ignorarla in modo politicamente corretto. Lo si può notare dalla diffusione costante di informazioni tendenziose. Sempre più persone hanno l’impressione che la loro vita, le loro impressioni, i loro atteggiamenti vengono trascurati. C’è un’élite viscida e distaccata che armeggia con il mondo come piace a lei e solo a lei. Regna solo il tono assillante, il guardare altrove e il so tutto io. Ma lo spirito dei tempi si è ormai ribaltato nella popolazione come una massa d’acqua che è rimasta ferma per troppo tempo.
Come sì volle, senza scrupoli, rendere l’euro appetibile per noi cittadini attraverso i media, con il senno di poi, è quasi impossibile comprenderlo. A quel tempo, si era anche psicologicamente abili nell’avvicinare i genitori attraverso i bambini: con i pacchetti scolastici. In Germania, l’Euro-gruppo d’azione, la Bundesbank e la Landesschulrate hanno influenzato gli alunni della terza e quarta elementare, scuole speciali e scuole per bambini con difficoltà di apprendimento. Dovettero familiarizzare con la nuova moneta tramite le piccole confezioni regalo. Un concorso doveva promuovere il desiderio di partecipare. Il materiale, progettato in modo ludico, fu distribuito anche nelle case di riposo, nei ricoveri per anziani, nei manicomi e nei rifugi per senzatetto.
Nelle intenzioni di Udo Ulfkotte, autore del libro di cui qui abbiamo riportato alcuni stringati brani, era la prima parte di tre pubblicazioni esplosive sull’industria dei media. Ma fu trovato morto nella sua abitazione il 13 gennaio 2017. https://it.wikipedia.org/wiki/Udo_Ulfkotte Alcuni hanno avanzato sospetti sulle cause della morte, anche perché il governo tedesco ha dichiarato si trattasse di infarto e senza alcuna autopsia è stato cremato, togliendo così per sempre ogni possibilità di indagini più corrette ed approfondite.
Mala tempora currunt
Enzo Trentin